LA FENICE E LA TORTORA – PRESENTAZIONE MUSICALE

la-fenice-e-la-tortoraSabato 27 maggio presso la Galleria Spazio40 a Trastevere verrà ospitato un concerto per liuto rinascimentale eseguito dal maestro Fabrizio Carta; il concerto sarà accompagnato dalla lettura de “La Fenice e la Tortora” e altre poesie di William Shakespeare. Abbiamo chiesto a Mauro Beato, autore della traduzione annotata della poesia e relatore della presentazione musicale, di raccontarci il processo creativo che ha dato vita a questa pubblicazione. Vi aspettiamo numerosi il 27 maggio, alle 18.30. Ricordiamo che l’evento è gratuito e non sono necessarie prenotazioni.

Come è nato il progetto de “La Fenice e la Tortora”?

Il progetto della traduzione de “La Fenice e la Tortora” è nato verso la fine del 2014 quando, parlando con l’editore, questi espresse il suo desiderio di dar vita ad una linea editoriale di volumi illustrati che si ispirassero ai classici della letteratura o a scrittori e poeti del passato entrati nel nostro patrimonio culturale moderno. La decisione di rivolgersi subito a William Shakespeare è stata presa quasi contemporaneamente a quell’incontro, senza neanche bisogno di discuterne. È bastato pronunciare il suo nome e la risposta era già nel nostro sguardo di perfetta sintonia, e questo lo si deve ai tanti anni di amicizia fra me e l’editore e alla condivisione così frequente delle emozioni e del senso di meraviglia che le opere del grande drammaturgo inglese hanno sempre ispirato in noi. La scelta, poi, proprio di questa poesia risiede nel carattere assolutamente unico che questa composizione ha nel canone shakespeariano e nel fascino, prodigioso mi verrebbe da dire, delle allegorie che sono alla basa della costruzione, da parte di Shakespeare, dell’ideale dell’amore. Ne “La Fenice e la Tortora” Shakespeare non soltanto si dimostra assolutamente attuale rispetto agli sviluppi della poesia inglese del ‘600, componendo l’unico esempio, nella sua produzione poetica, di poesia metafisica, ma è squisitamente attuale ancora oggi proprio per la profonda sensibilità psicologica con cui affronta temi universali, quali l’identità dell’io e quella della coppia, la permanenza dell’individualità proprio nella fusione con l’altro. Il risultato, nella poesia, è assolutamente sbalorditivo, come sempre nelle opere di Shakespeare.

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Illustrazione: Livio Squeo

Che tipo di percorso umano è contenuto nel testo di questa poesia?

“La Fenice e la Tortora” è sempre stata considerata uno dei lavori più enigmatici nel corpus delle opere di Shakespeare e, nel tempo, si sono susseguite le più varie interpretazioni del significato profondo di questa poesia. Il carattere ‘speculativo’ della indagine filosofica di Shakespeare sull’ideale d’amore rende sicuramente la poesia un’occasione di riflessione profonda su quello che era l’ideale d’amore dominante nella poesia tardo cinquecentesca, quale era l’ideale d’amore per Shakespeare stesso e quello che può essere per noi, lettori moderni, l’ideale d’amore.

Questo è, a mio parere, il contributo più grande che questa poesia dà a livello ‘umano’ e trova infiniti punti di contatto con le opere più amate e conosciute del drammaturgo inglese, come l’Amleto, Romeo e Giulietta, Otello, Sogno di una notte di mezza estate ed i suoi sonetti d’amore.

In Shakespeare l’interesse del rapporto fra l’identità dell’io e quella della coppia, la sovrapposizione delle due, l’identificazione dell’io nell’altro e la confusione che tale identificazione genera, sono temi ricorrenti e stimolano da sempre un interrogativo nel lettore moderno sul chi siamo noi nel rapporto con l’altro, su quanto l’ideale rinascimentale della fusione dei due in una identità singola possa essere attuale o no, su quali conseguenze porta questa visione e quali drammi si dipanano attorno ad essa.

“La Fenice e la Tortora” porta questa riflessione su un piano di indagine, se possibile, ancora più profondo e rivela uno Shakespeare poeta ma al tempo stesso filosofo e intellettuale di grandissima erudizione. L’incontro della Bellezza e della Verità dell’amore, rappresentate allegoricamente dai due animali protagonisti del poemetto, danno vita ad un “mistero” vero e proprio. Questo mistero è l’amore nel suo significato più idealizzato. In esso esiste una vera e propria fusione dei due in una identità nuova, ma tale fusione, intesa come un’identità unica che rievoca l’ideale neoplatonico della coppia, così ampliamente pervasivo ad esempio nella poesia rinascimentale italiana, viene abilmente posta da Shakespeare di fronte ad un elemento di novità assoluta.


Non esiste fusione senza la permanenza dell’individualità del singolo, senza che venga mantenuta una separazione nella totale identificazione. Sono concetti contraddittori e questo genera una confusione (anche interpretativa) che è però proprio la sostanza più profonda della poesia. Nell’unione dei due amanti si genera un fuoco ‘creativo’, questo fuoco opera una fusione dei due in una entità nuova, singola e perfettamente indivisibile. Tuttavia così come esso è indivisibile nelle sue parti e non è possibile trovare una soluzione di continuità fra i due amanti, tali amanti mantengono inalterata la loro identità, la loro individualità, che non perdono in nessun momento. In Shakespeare uno più uno non è uguale ad uno (come nell’ideale rinascimentale), ma è uguale ad uno così come a due, contemporaneamente. 


La poesia offre a chiunque l’opportunità non soltanto di confrontarsi con questo paradosso, ma lascia aperta anche una possibile interpretazione finale di ciò che ‘accade’ all’ideale d’amore, se questo è irraggiungibile per l’uomo, se è morto come appare nella poesia (che si muove difatti come un canto funebre per la morte dei due animali, e per la morte quindi dell’ideale che loro rappresentano), oppure se l’uomo può tendere a questo ideale come se fosse ancora possibile realizzarlo, se le ceneri del fuoco d’amore dei due uccelli non siano solo una testimonianza di qualcosa che è andato perduto e che si è consumato, ma possano essere un modello replicabile, attuabile nuovamente, un ‘rifugio’ in cui poter riparare, nel doppio senso di ‘riunirsi assieme’ come di ‘ricostruire’ quella unione della coppia ed il ‘mistero’ dell’ideale dell’amore. In questo il lettore ha una sua autonomia e questo lo trovo importante da sottolineare perché, per ricollegarmi con la domanda iniziale, credo faccia parte proprio del percorso umano che ogni vera poesia costituisce per l’uomo. Al lettore viene aperta una porta sull’universo della poesia e, nello specifico, sulla natura dell’amore. Starà poi a ciascuno di noi poter aprire, grazie a questa riflessione, altre porte che ci condurranno lungo la nostra personale ricerca e riflessione sul significato dell’amore, dell’individualità e sulla importanza del mantenimento della propria identità nel confronto con l’altro.

In cosa consisterà la presentazione musicale del 27 maggio?

ng1314_7Il 27 maggio la Bakemono ha voluto organizzare un evento che reputo prezioso e raro nel panorama delle presentazioni editoriali. In effetti non vuole neanche essere una vera e propria presentazione del volume “La Fenice e la Tortora”, ma sarà un momento speciale per poter leggere assieme questa, come altre poesie o estratti delle opere di Shakespeare, accompagnati dalla musica suonata per noi dal maestro Fabrizio Carta, dai suoi interventi sempre affascinanti sui brani che eseguirà e dalla magia del suono del liuto rinascimentale. Il maestro Carta suonerà per noi infatti brani di autori inglesi contemporanei di Shakespeare e ci guiderà nella meraviglia della musica che era possibile ascoltare nel ‘600. Assieme a lui proveremo a intervallare poesie e musica, interventi sulle partiture come interventi sulle parole. Un incontro di esperienze, quella della musica e quella della poesia, che verrà condiviso con tutti i partecipanti in un incontro amichevole e di scambi emozionali profondi. In questo mi sento di ringraziare non soltanto la disponibilità e l’entusiasmo di Fabrizio Carta, che ci permetterà di assistere, lo ripeto, ad un momento veramente magico attraverso la musica del liuto rinascimentale, ma vorrei ringraziare soprattutto la Bakemono Lab per questo progetto e per offrire al pubblico romano una occasione davvero imperdibile.

Varla

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