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Patagonia Ciuf Ciuf di Raúl Argemí (Edizioni La Nuova Frontiera)
Traduzione dallo spagnolo di Raul Schenardi
“Spirava un vento freddo, tipico delle ore che precedono l’alba, quando l’autobus, si fermò davanti alla stazione ferroviaria. Il conducente attese giusto il tempo che scendessero i due uomini e poi si allontanò con il suo carico di contadini addormentati. Uno dei due era alto e con il viso incartapecorito le rughe provocate dal sole gli allungavano gli occhi. […] L’altro era di una spanna più basso. Al contrario del suo compagno, sembrava non avesse mai visto il sole.”
Inizia così “Patagonia Ciuf Ciuf” (Patagonia chu chu nella versione argentina). Non fatevi confondere dal titolo, non si tratta di un libro per bambini ma di un’esaltante avventura che sfreccia lungo le rotaie di una delle regioni più affascinanti del mondo. I due uomini descritti nell’incipit sono un marinaio in pensione, che racconta di essere discendente del famigerato bandito Butch Cassidy (dal quale ha preso in prestito il nome) e un ex macchinista della metropolitana di Buenos Aires che si fa chiamare Bairoletto (Juan Batista Bairoletto era un leggendario fuorilegge conosciuto come il “Robin Hood argentino” molto popolare per via delle sue tendenze anarchiche). I nomi in codice servono ai due protagonisti per non farsi riconoscere durante la loro pericolosa missione: assaltare un vecchio treno che viaggia a 50 chilometri all’ora attraverso l’impervia Patagonia argentina e liberare il fratello del marinaio. A dare al libro un sapore d’altri tempi c’è anche un ricco bottino da recuperare. Raúl Argemí, scrive un incalzante e divertente romanzo noir pieno di colpi di scena. Le peripezie dei due insoliti banditi, ai quali ci si affeziona fin da subito, si snodano sullo sfondo di una realtà argentina ben narrata. Il lettore viene catapultato all’interno del treno e accompagna con entusiasmo Butch e Bairoletto nel loro viaggio. Insieme a loro sentirà il freddo della neve e della grandine, vivrà situazioni drammatiche, si imbatterà in gauchos intenti a preparare del buon mate, turisti tedeschi, macchinisti complici, senatori corrotti in piena campagna elettorale e i catangos, i lavoratori addetti alla manutenzione e riparazione della linea ferroviaria. Non mancheranno, inoltre, storie d’amore e una partita di calcio, Argentina-Resto del mondo, che sembra tratta da un film di Salvatores. Salite a bordo e non ve ne pentirete!
“Siamo fra gauchos, Bairoletto, è gente della Patagonia. È un’altra cosa.”
Daniele Forcella
Oggi abbiamo fatto una breve chiacchierata con Laura Bazzechi, l’illustratrice fiorentina che ha realizzato le copertine dei quaderni per la nostra collezione Notebook (Little Bird e Jellyfish). Ho avuto il piacere di conoscerla a Pisa, durante la fiera del libro. Illustratrice meravigliosa, persona alla mano, ti sa subito trasportare nel suo mondo immaginifico ricco di sfumature delicate ma anche di contrasti accesi. Se si sfoglia il suo blocco di acquerelli sembra di immergersi in una natura da favola.
C’è un artista al quale ti ispiri e che ha segnato il periodo dei tuoi studi o della tua formazione?
Ce ne sono molti Nel mondo degli illustratori, Richard Scarry ha colorato e rallegrato la mia infanzia. Alan Lee e John Howe sono stati determinanti nella mia passione per il mondo fantasy e celtico, con Monet inoltre è stato amore a prima vista. Ma anche la musica ha un ruolo fondamentale nella mia formazione, Enya in primis, colonne sonore epocali e svariati gruppi di musica celtica ed etnica. Per quanto riguarda la letteratura, hanno segnato dei momenti importanti testi come “La storia infinita” di Michael Ende e “L’alchimista” di Paulo Coelho. La mia più grande fonte di ispirazione rimane in ogni caso la natura.
C’è una favola che ami in particolar modo? Cosa ti piace leggere in una storia?
Si può dire che amo tutte le favole! Nelle storie che leggo adoro tantissimo il lieto fine, chi mi conosce può dire con certezza che quasi ne sono ossessionata!! Può essere una vicenda travagliata, tragica e lacerata da qualunque tipo di difficoltà, ma amo quel momento in cui tutto trova un ordine e giunge un lieto fine. Ed è ciò che cerco di esprimere nelle mie illustrazioni, i personaggi appaiono stanchi, sottili, non sappiamo cosa abbiano sopportato, ma sono arrivati al loro lieto fine, che tendo a rappresentare con la dolcezza come un’entità presente e consolatoria, capace di trasformare qualunque vissuto. Una delle storie che preferisco è sicuramente “L’ultimo unicorno” di Peter S. Beagle.
Una storia classica che ti piacerebbe illustrare?
Le favole di Esopo e Le mille e una notte rientrano nei miei sogni da illustratrice.
Laura sta preparando altre sorprese per la Bakemono Lab, non vediamo l’ora di svelarle!
Varla
Campo Marzio di Emanuele Santi (L’Asino d’oro edizioni)
Campo Marzio, per chi non lo sapesse, è uno dei rioni del centro storico di Roma. È anche il quartiere in cui vive il protagonista di questo libro: Stefano Barra, ragazzo di 14 anni che si appresta ad affrontare un periodo di enormi cambiamenti, due in particolare. Il passaggio dalle scuole medie alle scuole superiori e dalla categoria “giovanissimi” a quella degli “allievi”. È il settembre del 1981 e come tanti ragazzi, Stefano è appassionato di calcio: gioca come libero nella Virtus Aurelia e la domenica pomeriggio non perde una partita dei suoi idoli in maglia giallorossa che sia allo stadio, alla radio o in tv.
Stefano Barra, numero 14 sulle spalle, dovrà conquistarsi un posto da titolare tra i nuovi compagni, più grandi, un allenatore diffidente, mentre a scuola si troverà a fare i conti con nuove materie, bulletti fascisti e la “sirena” Rita, dagli occhi irresistibili. E poi c’è casa, a Campo Marzio, casa che vuol dire famiglia e un rapporto con i genitori che si trasformerà ben presto nello scoglio più difficile da superare. Compagni di avventura del giovane Stefano, due compagni di squadra, l’amico di sempre Daniele Simonini e il portiere degli Allievi Marco Bonifaci.
Emanuele Santi, classe 1970, ci regala una splendida storia, con il suo stile inconfondibile fa immergere completamente il lettore negli anni ’80, nel contesto storico-politico-calcistico dell’epoca (chi ha letto la sua rubrica “calcio mancino” su Left, sa quanto sia bravo a relazionare questi aspetti) e ci regala degli scorci unici e mai banali della capitale, come solo un romano che ha vissuto quegli anni potrebbe fare. Qualsiasi ragazzo, vecchio o giovane, non può non immedesimarsi nella figura del protagonista, un eroe positivo che tutti avremmo voluto essere (o vorremmo essere), sia nella vita che in campo. La scelta del ruolo non è casuale, Stefano è un libero, una figura che nel calcio moderno non esiste più, il baluardo della difesa, un personaggio che deve saper difendere bene ma che sa anche ribaltare l’azione e attaccare. Il numero 14 dimostra di saperlo fare ogni giorno, dentro e fuori dal campo. Per questo è un romanzo che mi sento di consigliare non solo a chi è appassionato di calcio. L’autore, infatti, non si limita a parlare di “pallone” ma entra nei particolari, narra da vicino il rapporto di Stefano con gli amici, con l’altro sesso e con i genitori, in un’età così complicata quale è l’adolescenza e lo fa in maniera scorrevole, attraverso 35 capitoli che appassionano il lettore e lo tengono incollato alle pagine.
Daniele Forcella
Bibliotè è una libreria indipendente di Sora con spazio caffetteria e sala da tè.
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si sentono accolti e ognuno trova il consiglio letterario più adatto alle sue esigenze di lettore.
Da oggi anche la Bakemono Lab è ospite della libreria, troverete i nostri quaderni sui suoi scaffali.
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Bibliotè si trova in Via Lucio Gallo 13, Sora, Frosinone.