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In che modo il pensiero di Jodorowsky ha influito nell’ideazione di questo progetto?
Anni fa, era il 2010, quando vidi il progetto espositivo di Alessia Defilippi e iniziammo la collaborazione per portare la mostra dalla galleria Mondo Bizzarro in uno spazio espositivo a Salerno, iniziai a leggere qualche libro di Jodorowsky consigliatomi per approfondire l’argomento. Non potevo solo essere interessata all’estetica della mostra, ma volevo capire di più come i ventidue artisti avessero interpretato i simboli usati sulle carte. Quando poi Alessandra Giannini, editor di «Stigmazine» mi ha chiesto di curare nuovamente un progetto dedicato ai Tarocchi, ho ripreso in mano il libro La via dei Tarocchi e chiamato in causa anche la collega curatrice Giulia Piccioni, che è anche psicologa e tarologa e ha avuto modo di conoscere il poliedrico studioso cileno. Dopo anni il progetto andava arricchito di nuovi stimoli: se i Tarocchi erano tornati serviva che ne facessi una nuova lettura ma avevo bisogno sentirmi tranquilla nel lavorare con chi conosce questo tema inserito in una mostra, Alessia Defilippi, dei libri che mi avevano sostenuto, e delle nuove compagne di avventura come la dottoressa Giulia Piccioni, ma non solo. Ho iniziato di nuovo con persone che mi avevano trovato grazie ai Santi. Sì, perché «Stigmazine» mi fece tempo fa un’intervista su una mia mostra dedicata ai santini per Parione9 Gallery di Roma: EXIT VOTO. I simboli arcaici sono chiaramente il mio argomento di studio.
Come avete scelto gli artisti coinvolti nel progetto e come sono stati “assegnati” gli arcani?
Io, Alessia e Giulia abbiamo chiesto ad artisti con cui lavoriamo da tempo, come ad esempio Marco Rea, Erica Calardo, Claudia Ducalia, Gerlanda Di Francia, Morg Armeni Giada Wood, e il team di «Stigmazine» ci ha indicato altri nomi, questo ci ha permesso conoscere nuovi stili interpretativi. A ogni artista è stato chiesto di scegliere la loro carta, ovviamente si è andato per esclusione, ma ognuno è stato libero di decidere quale arcano interpretare e come realizzarlo.
C’è un arcano che ami particolarmente a livello iconografico o che peschi spesso dal mazzo durante le autoletture?
Ogni volta che si apre il mio mazzo compare L’Appeso; inizialmente ero un po’ arrabbiata con questo Maestro, mi indisponeva quella visione sottosopra e il fatto che non ci fosse mai una risoluzione nella mia lettura: ero sempre in standby, sempre in una posizione scomoda. Poi ho iniziato a vederlo o a vedermi in modo diverso: perché, in effetti, io non riesco proprio a leggere le cose che mi circondano come gli altri, anche se ci ho anche provato, ma non ci sono mai riuscita e le cose facili non sono fatte per me; quindi, a stare a testa in giù mi ci sono abituata.
Quando e dove potremo ammirare le opere di questo progetto?
Ovviamente sulle pagine del prossimo numero di «Stigmazine», che si può ordinare online, e poi sarà stampato il mazzo. In estate dalla carta stampata il progetto diventerà una mostra presso la galleria di Amaneï a Salina, nelle isole Eolie, sicuramente a fine luglio sarà lì e poi non so ancora.
Mi farò fare una nuova lettura e cercherò di capire quale futuro mi riservano le carte!
Varla
Questi sono i link utili per conoscere meglio il progetto:
HYPERLINK “https://www.facebook.com/StigmazineMilano/?fref=ts” https://www.facebook.com/StigmazineMilano/?fref=ts
HYPERLINK “http://www.stigmazine.com” www.stigmazine.com
HYPERLINK “https://www.facebook.com/amanei.it/?fref=ts” https://www.facebook.com/amanei.it/?fref=ts
Riva di Ilaria Paluzzi
Riva è il primo romanzo di Ilaria Paluzzi, scrittrice di Silvi Marina, cittadina di mare in provincia di Teramo, e autrice di un blog molto interessante https://vanishingpointsite.wordpress.com/. Un libro che ho avuto la fortuna di leggere e che mi ha coinvolto ed emozionato come pochi. Un particolarissimo reticolo di rapporti umani fitto e complicato quanto la vita stessa. I protagonisti sono Sotiris, Ana, Med e Ilir, ragazzi che vivono a Colonia, ma le cui storie partono da molto lontano. Sono collegati tra loro dalla figura del misterioso Riva, uno sconosciuto writer che influenza le loro vite attraverso le sue opere e la ricerca della sua identità. Dovrei dirvi solamente “leggetelo, fidatevi perché è un’opera di un’intensità travolgente che non potete non leggere” ma non avrei reso giustizia alla bellezza di questo testo. Così ho chiesto all’autrice stessa di raccontarlo e raccontarsi in questa intervista.
Ilaria, quale storia, tra quelle raccontate in Riva, è nata per prima?
Il romanzo, inizialmente, era incentrato sulla figura di Ilir, il quale fugge dalla sua Albania per approdare prima in Italia e poi in Germania. È nato da un incontro fatto al carcere di Pescara. Mi trovavo lì per un progetto di volontariato e ho avuto modo di conoscere un ragazzo albanese e di farmi raccontare cosa spingeva tanti giovani come lui a cercare fortuna in Italia. Lui mi raccontò che quando aveva 13-14 anni andava al porto di Durazzo a giocare e, sempre per gioco, salì su questa nave per vedere cosa ci fosse dall’altra parte del mare, per scoprire tutto quello che in Albania non esisteva, senza limitarsi a immaginarlo, ma con la pretesa di vederlo con i propri occhi. Alcuni tornavano indietro, altri sono rimasi, Ilir è uno di quelli che è rimasto. Da qui mi sono appassionata all’Albania e alla sua storia.
Infatti, Ilir è il personaggio che si racconta (tutti i personaggi parlano in prima persona) in maniera più approfondita. Dall’infanzia a Tirana, dalla dittatura di Enver Hoxha, accettata passivamente dagli albanesi e causa della morte del padre, fino all’arrivo a Colonia. Qui condivide il “palcoscenico” con altri ragazzi provenienti dall’Europa del sud. Come mai hai scelto proprio la Germania?
Dalla fine della Seconda Guerra mondiale è sempre stato così, i nostri nonni emigravano in Germania e tantissimi ragazzi lo fanno ancora adesso. Ho immaginato questi ragazzi del sud che per vivere meglio non potevano che dirigersi verso il Nord Europa, quel posto in cui si vive bene ma che pretende di decidere sul resto del continente, specialmente sulla parte meridionale.
Il titolo Riva, non si riferisce solo alle rive del mare ma anche al fantomatico e sconosciuto writer che tappezza le strade di Colonia. Tutti si chiedono chi possa essere e rivedono nelle sue opere qualcosa di loro stessi.
Esattamente, con la figura di Riva volevo dimostrare che ognuno, nel momento in cui si relaziona con un personaggio, diventa personaggio egli stesso; perché, per l’appunto, riconosce in lui qualcosa di sé e si riconosce anche come autore di quel personaggio. Quando crei delle storie e dei personaggi, che siano cinematografici, letterali o pittorici, devi accettare il compromesso del tempo. Quest’ultimo fa sì che una volta creati, essi non sono più tuoi ma diventano di tutti coloro che ci si relazioneranno.
Il tuo libro è diviso in preludio, cinque canti e un sipario. Perché questa scelta di renderlo così “teatrale”?
Perché per me ogni libro deve essere teatrale. Io volevo che i personaggi vivessero e prendessero la parola, li ho immaginati su un palcoscenico. Da questo punto di vista mi hanno influenzato autori come Camus e Pirandello. Il concetto fondamentale è che lo scrittore, nel momento in cui scrive, deve interpretare il suo personaggio, deve saperci stare all’interno. È quello che ho cercato di fare in questa mia esperienza di scrittrice. Ho anche frequentato un laboratorio teatrale per cercare di entrare nei panni di persone molto diverse da me, mosse nel cuore dalla favola del gabbiano e la rondine. Quest’ultima storia è fondamentale per capire a pieno il senso del romanzo.
La favola del gabbiano e la rondine si rivela decisiva ma non sveliamo troppo ai nostri lettori e lasciamo che la incontrino nella loro lettura. Ti faccio un’ultima domanda: Ziki, uno dei personaggi secondari dice a Ilir “La gente che vive al mare soffre la solitudine come pochi. Per non sentirsi soli, fanno amicizia con il mare. E quando il mare non sa che dirti, allora inventi”. Qual è il tuo rapporto con il mare e qual è stato il suo ruolo nella stesura di Riva?
Chiunque vive al mare, ed è il mio caso, sa che in inverno si passano momenti di solitudine estrema. Questa storia, però, si è sviluppata in primavera. È nata dall’incontro con il ragazzo albanese, come ho detto prima, ma la forza e l’esigenza di proseguire questo cammino sono arrivate quando correvo sulla spiaggia e guardavo rondini e gabbiani sfrecciare al tramonto. Mi sentivo libera e sentirsi liberi è fondamentale per scrivere, indipendentemente dal luogo in cui ci si trova. Forse questo libro l’avrei scritto anche in un altro posto. Sicuramente, non sarebbe mai nato se non avessi fatto un lungo lavoro di ricerca su me stessa, basato sulla “Teoria della nascita” del Prof. Massimo Fagioli. Senza questa ricerca non avrei saputo riconoscere il cuore che batte dal cuore che spegne.
Daniele Forcella
Per leggere e ordinare il libro cliccate qui :
In una bellissima isola vivono, da tempo immemorabile, esseri umani, maghi e fate in totale armonia. Un giorno con l’ascesa al trono dello strampalato Re Giulio inizia un’epoca di scompiglio e malcontento tra i sudditi. Per salvare il regno sarà necessario coraggio, spirito d’avventura e tanta tanta magia.
Re Giulio è il primo libro della serie “L’isola blu”, edito dalla Prankster Comics. È stato ideato e scritto da Laura Ester Ruffino, illustrato da Federica Lauria. Ho incontrato Laura e Federica durante un pomeriggio di presentazioni in fumetteria e sono riuscita a strappare loro un’intervista doppia sul making of di questo divertente volume illustrato.
Chi è Re Giulio?
Laura: Volevo creare un personaggio odioso, antipatico, incompetente, supponente… che custodisse nei suoi tratti un mosaico di caratteristiche caratteriali insopportabili. Basta pensare un difetto e Re Giulio ne è dotatissimo. Poi ho avuto la necessità di creargli una degna moglie. La regina Carolina è una donna insulsa, vanesia, priva di qualità. La coppia è mostruosa! Per completare il quadro li ho collocati in un universo fantastico adatto a far risaltare la loro negatività. L’Isola Blu nasce come paradigma di un luogo meraviglioso in cui ogni essere umano ha accanto una fata o un mago padrino. Quindi i due protagonisti risaltano in modo macroscopico in questo universo armonioso!
E’ nata prima la storia o ci sono state delle illustrazioni che hanno ispirato il progetto?
Laura: La storia è nata prima delle bellissime illustrazioni di Federica! Però è fondamentale sottolineare che la favola si è perfezionata solo grazie alla sua fantasia. Ci vuole molta fortuna per incontrare l’illustratore adatto. Non è semplice trovare una persona che abbia la tua stessa visione di universo fantastico. Io mi ritengo fortunata!
Federica: Tutto è nato dalla fantasiosissima mente di Laura, io non ho fatto altro che cercare di mettere su carta le immagini che lei mi ha trasmesso attraverso il suo racconto. E spero che i risultati piacciano agli occhi dei lettori!
Com’è nata la vostra collaborazione?
Laura: La nostra collaborazione è nata grazie all’intuito di Alessio Nocerino che mi ha messo in contatto con Federica. Però devo sottolineare che il motore di tutto è stato Matteo, il marito di Federica. E’ stato lui a proporre ad Alessio una bravissima collaboratrice per la Prankster Comics, la nostra casa editrice.
Federica: Come ha detto Laura, le nostre strade si sono incrociate grazie a mio marito Matteo. Essendo amico di Alessio Nocerino, ha fatto in modo che io potessi entrare nel fantastico mondo della Prankster, presentandomi a Laura, Renato e a tutta la truppa! Decisamente un incontro felicissimo!
State lavorando a qualche altro progetto?
Laura: Quando ho incontrato Federica abbiamo avuto subito l’idea di creare una collana di libri ambientati su L’Isola Blu. Ora è in lavorazione il secondo volume “Il re Tondo” che potrete trovare a Romics. Il racconto del re Tondo è completamente diverso da Il re Giulio. Il protagonista, Filippo, è un uomo sensibile è con tante qualità che ha sofferto molto a causa di un bullo! Mentre la protagonista femminile, Elisabetta, è una donna intelligente e libera… Non posso dire di più!
Federica: “Il Re Tondo” è una storia dolcissima che appassionerà i lettori! Comunque ogni volta che Laura ed io c’incontriamo nascono tantissime idee! Ora sto lavorando alle nuove tavole, e come con il primo libro, non vedo l’ora di avere tra le mani l’albo stampato.
Federica, c’è una favola che ami in modo particolare e che vorresti illustrare?
Ad essere onesta a me le favole piacciono tutte. A casa ho intere collane di fiabe illustrate! Ma se proprio potessi sceglierne una in particolare, beh, sarebbe una bella lotta tra “La Bella Addormentata” (riuscii ad accaparrarmi anni fà presso il Bologna Children’s Book Fair, quella illustrata da Kinuko Craft, DIVINA!) e “Alice nel Paese delle Meraviglie”… Mmmmh.. devo proprio scegliere? Eheheh!
Il vostro modo per zittire gli antipatici come Re Giulio.
Laura: Zittire le zanzare è molto difficile! Credo che una certa dose di indifferenza sia fondamentale! Effettivamente il repellente migliore è l’indifferenza!
Federica: È un gran peccato non poter trasformare le persone antipatiche in zanzare, quasi quasi mi faccio dare la formula da i nostri padrini e madrine fatati! In ogni caso, cerco anche io di essere indifferente alle critiche gratuite e senza un fondamento di costruttività, ma lo ammetto, sono molto permalosa e alle volte una buona pennellata in bocca a qualche chiacchierone gliela darei volentieri!
Ringraziamenti particolari?
Laura: È fondamentale ricordare che tutto il lavoro di grafica del libro è stato realizzato da Valentina Testa!
Federica: Anche io non posso non menzionare lo splendido lavoro di grafica e impaginazione che Valentina ha fatto con Re Giulio. Eccezionale!
La nostra chiacchierata finisce qui, io nel frattempo mi sono gustata la favola di Re Giulio. L’appuntamento è a Romics per il sequel!
Potete richiedere il volume in libreria, acquistarlo online e ovviamente sul sito della prankster: www.prankster.it
Varla