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SEGRETI DI STATO – di Guy Hammers
Siete appassionati di cospirazioni politiche e insabbiamenti? Non vedete l’ora di farvi coinvolgere nell’eterna battaglia tra bene e male? Se la risposta è affermativa, provate a dare un’occhiata alla terza fatica letteraria di Guy Hammers che dopo Tenebre segrete e L’urna dell’oblio ci rivela, in questo thriller urban/horror degli inimmaginabili Segreti di Stato.
La narrazione parte da due date storiche. La prima, il 6 aprile 2009, il giorno, o meglio, la drammatica notte del terremoto verificatosi all’Aquila. La seconda, il 15 marzo 44 a.C. , meglio conosciuta come “Le idi di marzo” in cui venne assassinato Gaio Giulio Cesare. Due eventi che hanno segnato la storia della nostra penisola, così distinti e lontani tra loro nel tempo, possono essere collegati in qualche modo? Sarà uno dei protagonisti a scoprirlo. L’ispettore Jonathan Ostici, uomo integerrimo e prototipo del poliziotto modello, si ritroverà invischiato in una scontro millenario ben più importante rispetto alla solita routine di “ordinaria” criminalità. Una serie di avvenimenti che stravolgeranno la sua vita e gli mostreranno come la storia del Bel Paese non sia altro che una montagna di menzogne atte a nascondere la verità.
Guy Hammers ci racconta una vicenda che assume via via risvolti sovrannaturali e horror. Nei capitoli che si susseguono, si delineano ben presto gli schieramenti atti a fronteggiarsi. Bene e male intenti a sfidarsi da secoli e pronti all’ennesima e sanguinosa battaglia. L’autore si diletta nel descrivere minuziosamente le ambientazioni (romane) nelle quali si muovono protagonisti e antagonisti cercando di trascinare il più possibile il lettore all’interno della vicenda. Nei dialoghi, d’altro canto, si nota l’influenza della cinematografia d’azione americana. L’ispettore Ostici, ad esempio, pur essendo italiano e vivendo a Roma, dà l’impressione di essere il tipico eroe statunitense, senza macchia e senza paura. Le scene d’azione, infine, vengono narrate con epicità e trasporto, senza rinunciare a dettagli splatter ,il più possibile veritieri, di chiara matrice horror.
Daniele Forcella
C’era una volta una foresta senza fine.
C’era una volta una ragazza che voleva essere libera.
Quest’anno la Bakemono ha in cantiere tre progetti illustrati per la collana Deluxe. Il primo ad essere pubblicato sarà La foresta innevata, un racconto scritto da Valerio la Martire e illustrato da Livio Squeo. Visivamente è un volume ricco di contrasti e di zone d’ombra affascinanti e inquiete, proprio come la sua protagonista. Abbiamo chiesto a Valerio di anticipare qualcosa ai lettori.
Sulla copertina il volto magnetico di una donna guerriera. Chi è la protagonista della storia?
La protagonista è una ragazza che decide di non sottostare a chi vuole decidere della sua vita. Non è una guerriera e non è un’eroina, è una persona che vuole scegliere della propria vita e del proprio futuro. Per farlo si arma di coraggio e cerca l’aiuto di un’altra ribelle, di una donna che prima di lei aveva cambiato le regole che erano state scelte per lei.
Questo è il tuo secondo illustrato per la Bakemono. Rispetto a Nopperaboo! cambia decisamente registro. Come è nato il progetto? Lo immaginavi con questo stile e con questi colori?
Non so Livio come abbia fatto ma è come se avesse preso quel viso dalla mia testa e l’avesse trasposto su carta. Da quel ritratto è stata una sequela di conferme e di immagini stupefacenti, una dopo l’altra.
Sono così contento di questo lavoro che non vedo l’ora di tenerlo in mano e di incontrare i miei lettori per sfogliarlo insieme. Chi mi segue ormai è abituato ai cambi di registro: dal fantasy alle storie vere, dalle favole per bambini alle emergenze umanitarie.
La foresta innevata verrà presentato in anteprima al Book Pride di Genova (20-21-22 ottobre, Palazzo Ducale) e sarà disponibile dal 23 ottobre. Attualmente è prenotabile sullo store del sito ad un prezzo speciale.
La Bakemono Lab è una realtà editoriale attiva ormai dal 2010… da un’idea a molte pubblicazioni annuali. Sei contenta di come si sta evolvendo questo progetto?
Ogni volta che sfoglio il catalogo Bakemono ripenso a me e Claudia (Ducalia, n.d.r) sedute al tavolino di un pub a buttare giù i primi progetti illustrati e dico: “Già sono passati sette anni da quella sera!” Ebbene sì! Sette anni di idee che hanno preso vita e che, nel tempo, si sono trasferite su carta… le esperienze con i laboratori scolastici, le prime fiere, tante belle collaborazioni, l’arrivo di nuovi autori… sì, posso ritenermi davvero soddisfatta dell’evoluzione di questo progetto e spero che la Bakemono cresca sempre di più.
L’ultimo anno è stato ricco di presentazioni e novità: la collana Tanabata, la Fenice e la Tortora con il concerto del maestro Carta, la collana Eiga dedicata al cinema e infine la collana Yokai con racconti ispirati alle leggende degli spiriti della mitologia giapponese. Un anno ricco e variopinto per la Bakemono grazie a progetti che hai fortemente voluto e sei riuscita a realizzare…
Abbiamo voluto legare l’uscita di ogni volume a un evento particolare: la presentazione della collana di narrativa Tanabata si è svolta all’interno di Spazio40, una bellissima galleria nel cuore di Trastevere, durante una mostra bipersonale che vedeva esposte le opere di Claudia Ducalia e Livio Squeo. Tanabata è senz’altro la collana più delicata e complessa di tutto il catalogo, la considero un po’ il cuore della Bakemono; affronta tematiche forti con una narrazione basata sull’emotività e questo arriva fin dalle prime pagine dei romanzi. Basti penare a Times Infinity di Francesca Pace e alla commozione che genera nei lettori. La presentazione musicale de La Fenice e la Tortora è stato un vero e proprio viaggio nel tempo. Il pubblico ha assistito a un concerto letterario: musica rinascimentale e sonetti shakespeariani interpretati con grande passione e professionalità dal Maestro Fabrizio Carta e Mauro Beato. Con i due volumi della collana Eiga, Heroes e Don’t you forget about me, ci siamo divertiti a tornare teenager e a rivivere il cinema degli anni Ottanta con chiavi di lettura interessanti e desuete; l’ultima presentazione dell’anno ha visto protagonista il collettivo Yokai: Marco Mancinelli, Olivia Balzar, Monica Serra, Valerio la Martire. Quattro fantastici autori per quattro racconti suggestivi e surreali. L’antologia Yokai ha fatto il suo esordio a Torino in occasione del Salone del Libro ed ha avuto un’accoglienza molto positiva.
Progetti per il futuro? Quali saranno le nuove uscite?
Le prossime pubblicazioni riguarderanno soprattutto gli illustrati della collana Deluxe: rivisiteremo grandi classici con Claudia Ducalia, Jessica Ravera, Domenico Scalisi, Romina Bramanti, Laura Bazzechi e presenteremo un progetto inedito di Valerio la Martire e Livio Squeo. Non posso svelare molto… ma dopo la pausa estiva daremo ampio spazio alle anteprime. Sono in lavorazione dei volumi per la narrativa, una collaborazione musicale con Black Philip Playlist e per quel che riguarda il cinema stiamo progettando una nuova uscita… sarà un volume collettivo e l’argomento scelto entusiasmerà molti lettori, ne siamo certi! Da settembre riprenderemo con le fiere legate alla piccola e media editoria. Saremo a Liberi sulla Carta, al Book Pride di Genova, al Pisa Book Festival e a dicembre a Più Libri Più Liberi… insomma, se qualcuno è curioso di conoscere dal vivo la Bakemono Lab, avrà la possibilità di incontrarci in giro per l’Italia.
Come si muove la casa editrice Bakemono? Con quali criteri cerca e seleziona nuovi autori da pubblicare?
La linea editoriale della Bakemono attinge le sue radici da immagini ben precise perciò selezioniamo i progetti che rispecchiano il nostro modo di raccontare e “di vedere il mondo”. Non chiediamo soldi per la pubblicazione, nessun autore è obbligato ad acquistare un numero minimo di copie, ci tengo sempre a specificarlo perché spesso gli scrittori emergenti che ci contattano sono stati terrorizzati da esperienze negative vissute con altre case editrici. Pubblichiamo con oculatezza e solo quello che appartiene alla nostra realtà. Se amiamo un’idea facciamo di tutto per trasporla al meglio, valorizzando il lavoro di autori e illustratori, spero di continuare a ricevere riscontri positivi dalle persone che leggono i nostri libri.
Concludiamo con una domanda per la scrittrice Varla Del Rio, ci saranno novità in uscita?
Sto lavorando alla stesura di un romanzo molto creepy… spero di concluderlo al più presto!
Voglia di correre di Elio Forcella (Il Viandante Edizioni)
Una strada, non l’unica
Un percorso non prestabilito
Una corsa nel vento
Mario descrive con ironia gli episodi più significativi della sua vita, consegnando al lettore un prezioso affresco dell’Italia rurale che parte dalla seconda metà degli anni Cinquanta e termina alle soglie della contemporaneità e del disincanto. In questo diario le immagini si susseguono velocemente, il racconto in prima persona e l’utilizzo di forme dialettali abruzzesi donano tangibilità a situazioni e volti. I ricordi iniziali riguardano i legami più profondi con i familiari… un’immagine su tutte quella del papà, costretto a vivere lontano da casa per lavorare in miniera. Poi ci sono i giochi con gli altri bambini, le corse a perdifiato per le strade o lungo il percorso della ferrovia. Le pagine volano e la narrazione lascia il posto agli abitanti del paese e alle loro bizzarrie. Mastro Vincé, Tabù, Toro Seduto, Peppenucce – solo per citarne alcuni – movimentano la fantasia di Mario che li ammanta di un’aura quasi mitica.
Quando l’infanzia sfuma, il mondo degli adulti cambia assetto e la visione di Mario si fa più chiara. Arriva la politica e cominciano le prime riunioni alla sede del partito. Mario ci va scortato dalla sua cagnolina Bellaciao, che un giorno si lancia in una corsa folle verso i campi, sfidando un molosso legato in un’aia. “Troppe volte noi uomini siamo simili a lui, ognuno con la propria catena al collo” viene da pensare a Mario. “Una catena che ci soffoca continuamente e che nemmeno ci accorgiamo di avere. Una catena che ci fa correre dentro al recinto, ma che ci impedisce di saltare oltre.”
L’episodio può essere considerato il punto di svolta del racconto: il ragazzo da quel momento decide che ruolo avere nella società. Con la chitarra sulle spalle, le scarpe da tennis di tela, i jeans, la barba, i capelli lunghi e la maglietta con il Che, reinventa se stesso e si abbandona al sogno della Rivoluzione. Il ’68 approda anche nel suo paese che funge da filtro e barriera, che rappresenta una protezione e soprattutto una sfida continua. Nonostante le ambivalenze che lo circondano, Mario è pronto a lottare per costruire un mondo nuovo e lo fa con tutta la rabbia e la passione di un giovane idealista. Anche se non riuscirà a raggiungere l’obiettivo che si era prefissato, farà confluire le esperienze di quel periodo in una consapevolezza: quella di aver compreso se stesso e il vento che guida le sue scelte. La memoria viene scandita da una colonna sonora d’eccezione, che va da Bob Dylan a Lucio Dalla, dai Doors a Fabrizio De André; sicuramente è questa la parte del libro più ricca di aneddoti provocatori e animata da puro trasporto.
Nei capitoli finali del libro Mario intraprende un viaggio lontano da casa. Non arriva nel luogo desiderato ma la voglia di correre riaffiora. Insegue i ricordi e dona loro una forma nuova, sospesa tra realtà e sogno. Nel dialogo onirico con il padre, i due hanno finalmente la possibilità di confrontarsi e Mario, ormai uomo, sa che non dimenticherà mai i suoi sogni.
Quante strade deve percorrere un uomo prima che lo si possa chiamare uomo? La risposta, amico mio, sta soffiando nel vento…
Varla Del Rio & Daniele Forcella