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L’idea di questa intervista è nata il giorno della presentazione di Nove strati di buio, la tua ultima fatica letteraria. Mi capita raramente di assistere a presentazioni così coinvolgenti e dinamiche! Vorrei ripercorrere con te le emozioni di quel giorno e parlare del libro.
Nove Strati di Buio è un’antologia di storie nere curata da Laura Sestri e che inaugura la collana horror Abissi di Echos Edizioni. Io sono presente in questa raccolta con il racconto Casa di Ringhiera, una storia inquietante sulla solitudine, l’alienazione e l’ossessione, narrata dal punto di vista di una ragazza che spia dalla finestra la vita perfetta della sua dirimpettaia. Insieme a me, Simonetta Santamaria, Luigi Musolino, Nuela Celli, Ottavio Taranto, Marco Esposito, Giovanni Canadè e Juri Casati hanno esplorato tutte le sensazioni e le sfumature possibili che ci suscita il pensiero della morte. Stiamo presentando il volume in tutta Italia e la presentazione a cui hai assistito tu è stata magica. Prima di tutto, l’emozione di essere presentati dalla Regina Nera Alda Teodorani è stata indescrivibile. Poi si è creata un’atmosfera particolare, rarefatta, dove attraverso i giovani attori de Il Posto di Dietro Le Quinte, i personaggi del racconto di Nuela Celli, hanno preso vita, guidati da un’impeccabile Debora Giobbi. Il pubblico era attentissimo e porterò per sempre con me l’immagine di questa bambina in prima fila, che ascoltava rapita ogni singolo intervento. Anche io ero così, alla sua età, innamorata delle ombre.
Rimaniamo in tema di antologie e facciamo una piccola digressione temporale per parlare di Streghe Postmoderne. A chi è venuta l’idea di questo progetto e in che modo sei stata coinvolta?
Streghe Postmoderne (AlterEgo, 2016) è un’antologia al femminile curata da Ilaria Palomba: cinque autrici e cinque disegnatrici si sono misurate sul tema della strega, l’archetipo di Lilith, la donna che ha in sé il potere di creare e distruggere, in opposizione alla visione di una creatura debole, fragile e passiva. Gelosia, invidia, vendetta, elementi magici e misterici, sono gli ingredienti dei racconti che sono stati illustrati da altrettante artiste del panorama italiano e internazionale: Natascia Raffio (per il racconto di Giorgia Mastropasqua), Madame Decadent (per il racconto di Lié Larousse), Helbones (Per il racconto di Olivia Balzar), Alix Rodriguez (per il racconto di Ilaria Palomba), Tamara Cascioli (per il racconto di Flavia Ganzenua). Quando Ilaria Palomba mi ha parlato di questo progetto e mi ha chiesto di partecipare, mi ci sono buttata a capofitto! Ho scritto “Le cose buone fanno male”, un racconto sulla vendetta di una moglie tradita, il più horror dell’antologia. Ad illustrarlo la bravissima Helbones con la quale mi sono trovata subito in sintonia. Penso che la forza di questa raccolta sia proprio la pluralità di voci, il lavoro sulla parola e le scelte stilistiche. Le bellissime tavole delle disegnatrici sono un valore aggiunto al volume.
Parlaci dell’esperienza teatrale con Le Cose buone fanno male.
Il primo commento che mi è stato rivolto sul mio racconto da Marilena Votta, scrittrice e conduttrice radiofonica che ha presentato Streghe Postmoderne al Public House di Roma, è stato che l’avrebbe visto perfetto come spettacolo teatrale. Lo stesso commento me lo ha fatto Mariaelena Masetti Zannini, attrice e regista alla quale mi lega una profonda amicizia. Ho preso la sua proposta molto seriamente e, la scorsa estate, tra uno spettacolo e l’altro, ci siamo dedicate alla realizzazione della sceneggiatura. La Masetti Zannini è una regista dall’occhio folle, visionario ed elegante e ho deciso di darle carta bianca su tutto. Ad affiancarla nella regia, Gabriella Giuditta Sin Infelise, on stage anche nel ruolo di Ornella, l’amante. Il risultato è stato stupefacente: una commedia noir grottesca, dai colori psichedelici, una colonna sonora dal gusto rétro, colpi di scena, interazione con il pubblico e un’allure vintage. Non potevo chiedere di più. Lo spettacolo è andato in scena a novembre al Teatro dell’Orologio e ha registrato tre giorni di tutto esaurito.
Gli ingredienti per trasformare un bel racconto in una pièce teatrale.
Bisognerebbe rivolgere la domanda a Mariaelena Masetti Zannini e a Gabriella Giuditta Sin Infelise, ma posso affermare che ci vuole impegno, costanza, fiducia reciproca, professionalità e voglia di osare. Il testo è rimasto tale, tanto che chi aveva letto il racconto, ha riconosciuto alcune frasi, ma si è trovato davanti qualcosa di diverso, un mondo altro. Le cose buone fanno male è un racconto horror, con elementi splatter, cosa che funziona nella forma racconto, mentre sul palco abbiamo accentuato gli elementi grotteschi tipici di quel black humor da commedia inglese e la mia storia ha avuto una seconda vita, più immediata e glamour. Approfitto per ringraziare il bellissimo cast: Michele Ferlito, Gabriella Giuditta Sin Infelise, Smadonno di Tindaro, la Contessa Beatrice Masetti Zannini, Simone De Filippis (musiche) e Carlo Sabelli (tecnico luci). Una menzione particolare al negozio vintage Coup de Theatre che ci ha fornito i costumi, al cameo di Pierluigi Jonna Coletta e alla supervisione artistica di Antonio Enea.
Detto fra noi, non vedo l’ora di rivestire i panni rosa confetto della protagonista e, protetta da lenti scure Dior, conquistare nuovi palchi. Stay tuned!
Il racconto di Streghe Postmoderne contiene molti elementi splatter. Quanto influisce la cultura horror nel tuo quotidiano e nel tuo modo di scrivere.?
La cultura horror fa parte del mio vissuto, amo leggere e scrivere storie dell’orrore, i film di genere sono tra i miei preferiti e mi piace lasciarmi avvolgere dall’oscurità, è l’unico modo per mettere a tacere i demoni, quelli veri. Inoltre, da qualche tempo, porto avanti con interesse crescente, richerche sull’esoterismo e sulle antiche leggende romane. Questa città mi ha letteralmente stregata.
Il libro che stai leggendo in questo momento.
Io tengo una rubrica settimanale su Notizia Oggi Vercelli in cui consiglio la lettura di tre libri, per cui cerco di leggerne il più possibile, anche contemporaneamente, per tenere il passo. Il libro però a cui sto dedicando il mio tempo libero è Nata da un vulcano di Tanith Lee, un regalo prezioso che voglio esplorare con calma.
Olivia, sei coinvolta anche in tanti progetti musicali e sei un’esperta conoscitrice di musica:puoi scegliere tre brani da consigliare dalla tua playlist attuale?
Io conduco un programma radiofonico su Radio Kaos Italy, Bad Medicine che si occupa di hair metal anni ’80, hard rock, glam rock e generi affini. Invito band italiane a presentare dischi e a fare due chiacchiere sui loro progetti e sulla loro visione del panorama musicale internazionale. Ne escono delle vere chicche. Il rock in Italia è vivo e vegeto, per questo mi va di proporre l’ascolto di tre pezzi proprio di band nostrane, romane per l’appunto:
Laceblack – Truth is on our face
Wake Up call – If Beethoven was a punk
Roberto Maucci – Take me Home
E se non conoscete i Sixx:A.M., abbandonatevi all’ascolto della loro discografia, vi troverete tutte le risposte che cercate. Prometto che non ne resterete delusi. Parola di speaker!
Dopo vari progetti antologici dove ti porterà la tua fantasia creativa? Che atmosfere troveremo? Qual è il progetto a cui ti stai lavorando in questo momento?
Ho appena scritto un nuovo testo che vede l’incontro di varie arti performative, sempre, ovviamente, a tinte fosche. Infine, prossima stagione spero di tornare sulle scene di nuovo con “Le cose buone fanno male”. Incrociamo le dita! Per quanto riguarda invece, i miei progetti letterari è un periodo in cui sono molto impegnata e prolifica. Non vedo l’ora di rivelare infatti i particolari di un’uscita proprio in una nuova collana di Bakemono Lab! Sto inoltre scrivendo un romanzo, con la calma che questa forma richiede e dei racconti che forse finiranno raccolti in un’antologia tutta mia. Le atmosfere sono quelle di una candela accesa che si spegne al primo soffio di vento, di orribili pensieri che penetrano nel cervello strisciando e di vicoli bui, dove si allungano le ombre.
Prima di salutarci devo chiederti delucidazioni sulla foto che accompagna l’intervista, è stupenda!
Questa foto è stata scattata dal bravissimo fotografo Daniele Cama durante il Cabaret Domestique al Nob Speakeasy Club, un evento nel quale ho incarnato l’onirica presenta di una scrittrice decadente: ispirata dai volti in penombra degli avventori, scrivevo versi e pensieri estemporanei, li sigillavo con la ceralacca e li regalavo a chi mi si avvicinava, premiando la loro curiosità.
Se volete sapere che cos’è il Cabaret Domestique dovreste farci un salto perché è molto difficile descriverlo a parole: è un mondo altro, in bilico tra oscurità e bellezza, un evento ispirato a quell’atmosfera insolita e stravagante della Roma dei Cafè Chantant, è un viaggio sensoriale tra installazioni, quadri viventi, musica, poesia, danza contemporanea e performance interattive con il pubblico. Ad esibirsi in quest’atmosfera intima e magica, alcuni tra i migliori artisti e performer della scena italiana e internazionale. Ma per sapere di più forse bisognerebbe interrogare quelle menti diaboliche e geniali di Giuditta Sin e Gonzalo Mirabella, dalle quali è scaturito tutto questo…
Prossimamente Kuroi, la nostra rubrica letteraria, dedicherà un articolo di approfondimento a Nove strati di buio. Non perdetelo!
Varla
Amici e lettori di Bakemono, la primavera è finalmente tornata e con essa la possibilità di leggere un bel libro all’aperto, senza soffrire il freddo o le intemperie. L’ora legale ci regala giornate di sole sempre più lunghe, ideali per rilassarsi in un parco, all’ombra di un albero e immergersi nelle nostre letture preferite. È quello che ho fatto domenica scorsa: libro nello zaino e passeggiata all’Eur. In cerca di un luogo dove sedermi, mi sono diretto verso la zona del laghetto… non avrei mai creduto di ritrovarmi in oriente! Proprio così, sulle rive del laghetto ho scoperto la “Passeggiata del Giappone”, caratterizzata da numerosi ciliegi da fiore, tipici delle isole nipponiche e in piena fioritura. Questa specie di alberi non esiste in Italia e gli esemplari che si possono ammirare all’Eur, fanno parte di una donazione che il governo giapponese fece al nostro Paese il 20 luglio 1959. In questa occasione, venne ribattezzato il vialetto che costeggia il lago e piantato il primo ciliegio. È stata una fortuna imbattersi in questo angolo di Roma proprio alla fine del mese di marzo, periodo di fioritura dei ciliegi e poter cos assistere a una versione romana e in miniatura dell’Hanami giapponese. Il termine si può tradurre in italiano con “vista dei fiori” o “vedere i fiori” ed è una tradizione millenaria ancora molto viva in Giappone. Consiste nel godere dello spettacolo offerto dal colore dei fiori di ciliegio, chiamati sakura; si può fare in qualsiasi modo, da una lunga passeggiata a un lungo pic-nic che, spesso, si trasforma in una gita fuori porta. Osservare la brillante ma breve stagione di fioritura di questi alberi, è un invito a riflettere sulla vita che, secondo la filosofia buddista, è anch’essa corta ma intensa. Se, comprensibilmente, non potete recarvi in Giappone, vi consigliamo una passeggiata all’Eur in questo periodo, magari allietata da “Il cane che guarda le stelle” un manga toccante di Takashi Murakami incentrato sulla vita “complicata” di un donna anziana, un bambino e due cani. Nella storia, che si snoda in diversi racconti, i quattro personaggi usciranno dalla solitudine alla quale erano costretti o nella quale cercavano rifugio e troveranno finalmente la serenità sotto una pioggia di fiori di ciliegio.
“Quando si arriva alla nostra età, ogni singola stagione dei ciliegi è preziosa!”
Daniele Forcella
Per la Bakemono hai scritto La strana notte del conte stecchito, la filastrocca di Chester e ti sei occupata della traduzione in spagnolo di Ali di Corvo. Qual è il progetto che ti ha coinvolto di più? Sei ancora amica del Conte Stecchito?
Ecco… nell’ultima parte della tua domanda è contenuta la mia risposta: il Conte Stecchito! Scrivere la filastrocca di Chester, avendo anch’io un cane, mi ha scaldato il cuore; tradurre Ali di Corvo, mi ha permesso di misurarmi con una lingua diversa e provare a dare un senso alle tue parole; creare il Conte e inventarne la storia, be’ è stato davvero un momento magico, quando poi ne ho visto la realizzazione grafica di Claudia non ci potevo credere, era esattamente come l’avevo sognato!
Il romanzo che hai scritto al quale sei più legata e perché.
Il mio primissimo romanzo, scritto ormai tantissimi anni fa, il più dolcemente acerbo, il più violentemente delicato. Lì ci sono io in tutto e per tutto. Però non voglio rivangarne il titolo, chissà mai che lo proponga alla Bakemono 😉
Il libro che stai leggendo in questo momento.
Oltre ai romanzi che sto traducendo dal tedesco, ho iniziato da pochissimo Reykjavík Café di Sólveig Jónsdóttir, perché sono una fanatica dei libri ambientati bene in un determinato luogo dove succede molto poco… amo la quotidianità nelle letture. So che non me l’hai chiesto, ma un libro che ricordo ancora con piacere, perché letto in un momento della mia vita in cui ero esattamente ciò che volevo essere (quante poche volte succede!!!) è stato Mai sentita così bene di Rossana Campo, immaginami una sera di ottobre, diciottenne, al primo mese di università, sbragata nel mio monolocale a Milano nella zona di China Town (Via P. Sarpi), tremendamente in ritardo a un appuntamento perché non riuscivo a staccare gli occhi dalle pagine. Il libro islandese di adesso mi ricorda un po’ quello stile di scrittura.
Ps. Ho dovuto riscrivere Reykjavík tre volte prima di farlo nel modo giusto.
Un personaggio letterario che ti è rimasto dentro.
Uno su tutti, per sempre: Guido Laremi!!! Il co protagonista, assieme a Mario, del romanzo Due di Due di Andrea de Carlo. Questa frase tratta da quel romanzo è spettacolare: “è come essere dietro un vetro, non puoi toccare niente di quello che vedi. Ho passato tre quarti della mia vita chiuso fuori, finché ho capito che l’unico modo è ROMPERLO. E se hai paura di farti male, prova a immaginarti di essere già vecchio e quasi morto, pieno di rimpianti…” Lessi questo libro in prima superiore. Me lo passò una mia amica dicendomi: questo a te piacerà! E aveva ragione! Comunque è curioso come la maggior parte dei libri che ho amato non me li sia scelti da sola, ma me li abbiano sempre consigliati persone a me care!
Quali storie ami raccontare di più.
Quelle dolciamare. Quelle dove vado a scovare sentimenti in bilico tra tristezza e passione. Quelle che a distanza di anni rileggo ancora.
Stai lavorando per la Bakemono a un progetto ancora top secret in tandem con l’illustratore Domenico Scalisi. Senza svelare titolo e contenuto potresti indicare un paio di indizi per incuriosire i lettori che vorrebbero saperne qualcosa di più?
È una storia che, quando mi è stata proposta, non credevo di poter scrivere finché una notte sì è fatta scrivere lei da me. Il protagonista non mi aveva mai ispirato particolarmente simpatia, ma questa nuova angolazione mi ha fatto incuriosire e pensare che in fondo… si poteva fare!
Oggi parliamo di cinema e musica. La selezione di Black Philip attinge direttamente dalla colonna sonora di Quadrophenia, un film del 1979 diretto da Franc Roddam, tratto dall’omonimo album del 1973 degli Who, che ne sono anche i produttori esecutivi. La pellicola racconta la storia di Jimmy, un ragazzo appartenente alla banda dei Mods, che in quegli anni si scontravano spesso con i Rockers, destabilizzando l’equilibrio già precario delle città inglesi (il film rievoca un violentissimo episodio accaduto nel maggio del 1964 e conosciuto come la battaglia di Brighton). Jimmy, sfrattato di casa e disoccupato, cercherà rifugio nelle droghe e negli ideali a cui si ispira, rimanendo però profondamente deluso. Finirà con il distruggere la moto del suo capo carismatico e a gettare la propria Vespa nella scogliera di Beach Point.
Get out and don’t come back no more.